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Votare o non votare? E, se votare, per chi?
Questo è il dilemma della maggior parte degli elettori di Terracina. Lo è sicuramente di molti di coloro che dalle amministrazioni degli ultimi lustri non hanno avuto favori o che non sono in attesa di averne.
Lo scenario politico sembra cristallizzato e le previsioni, per come si stanno muovendo partiti e singoli politicanti, lasciano supporre che il nuovo consiglio comunale sarà egemonizzato da coloro che in questi anni hanno gestito il potere e ridotto la città in bancarotta.
Come per Amleto, il dilemma è questione di vita o di morte, di lotta o rinuncia definitiva. Ma, diversamente da Amleto, la questione è più angosciante, perché ognuno sente che la propria scelta individuale sarà una pagliuzza che non determinerà il cambiamento.
Non capita giorno che passeggiando non si incontrino cittadini che, sfiduciati nei confronti della politica, chiedono un consiglio per il voto.
Moltissimi dichiarano che si asterranno perché non sanno per chi votare.
Verrebbe da ammettere la personale perplessità ,ma poi si suggerisce di votare per persone nuove o che a loro sembrano le meno peggio, perché coloro che della politica hanno fatto mestiere o terreno su cui coltivare soprattutto gli interessi personali, se ne infischiano dell’astensione.
Per loro è sufficiente che li votino amici, parenti e clienti.
L’elettore che già da tempo diserta le urne in altissima percentuale, vede ridotta ancor più la sua fiducia nella politica da un ceto politico locale che si presenta sempre più lontano dai valori che caratterizzano tradizionalmente l’appartenenza a uno schieramento più che a un altro e che non ha problemi nel passare da una forza politica all’altra pur di realizzare il proprio tornaconto.
In questo posizionamento per il potere assistiamo, pertanto, a cambi di casacca di partito da parte di consiglieri comunali che passano indifferentemente da un partito all’altro senza che da parte loro sia data una giustificazione morale e di valori
Avviene, così, che personaggi che al tempo dell’amministrazione Recchia militavano in un partito di maggioranza, sono passati, ai tempi di Nardi, nell’UDC, indi nel PDL o nel gruppo autonomo e infine, cosa di questi giorni, nel PRI, assicurandosi, con questo trasmigrare continuo, la gestione del potere e la copertura di ruoli amministrativi importanti.
Questo per quanto riguarda i singoli, mentre per quel che riguarda i partiti e le correnti di partito,si assiste, da parte dello schieramento di centrodestra ,a ipotesi di alleanze finalizzate a vincere prescindendo dal comune sentire sulle cose da fare. E non si va tanto per il sottile, facendo carta straccia delle cose dette poche settimane fa.
Si rinnega, pertanto, che non troveranno posto in lista quelli che hanno sorretto Nardi o che non si faranno alleanze con liste che contengano alcuni di questi personaggi
Diventa pertanto indifferente se con il PDL sarà alleato. già al primo turno, il PRI di Lauretti o la compagine che si riferisce a Scissione o quella dell’UDC e che annoverano anche esse personaggi che hanno ricoperto ruoli importanti nelle amministrazioni Nardi.
Primum vincere!Poi si vedrà. Comunque vadano le cose al primo turno, il compattamento lo si cercherà al ballottaggio, facendo cappotto per non cambiare nulla.
Non è peregrino, infatti, pensare al probabile cappotto, perché il centrosinistra non appare pronto ad accogliere la sfida e la richiesta di cambiamento che viene dalla città, perché i partiti che compongono questa area hanno fatto e stanno facendo di tutto per non unirsi, pur essendo l’occasione propizia per metter all’angolo la coalizione che, soprattutto in questo ultimo decennio, ha massacrato la città
A poco più di sessanta giorni dal voto, non si conosce ancora, da parte di nessuno degli schieramenti, alcun canovaccio di proposta progettuale che ridisegni una idea di città per il rilancio sostenibile delle attività economiche e della conseguente possibilità occupazionale.
Quello di cui si legge sulla stampa è solo il solito gioco interno ai partiti e tra partiti che relegano gli interessi della città a ruolo di risulta e non si sente alcuna precisa indicazione sul come affrontare questioni quali quella della Terracina Ambiente o di una politica per il sociale ridotta ai
minimi termini o di una situazione finanziaria al tracollo.
Si riparla, ad esempio, di dissesto finanziario, ma chi ne parla non dice se lo dichiarerà in caso di vittoria o cosa farà per scongiurarlo.
E allora resta il dilemma se votare o non votare e,se votare, per chi.
Terracina 02 marzo 2011
Gino Di Mauro